Un appello fanno con il cuore

Su Abileconte.it abbiamo già raccontato la storia di Marco Fasanella: la sua forza, il suo sorriso, la sua inesauribile voglia di vivere. Marco non è solo un atleta, un lavoratore e un autore, ma un esempio luminoso di determinazione e dignità.
Oggi, però, attraverso il nostro blog, Marco fa qualcosa in più: lancia un appello sincero, profondo, fatto col cuore, rivolto alle istituzioni italiane e internazionali. Una richiesta di ascolto, di attenzione e di impegno affinché nessuno, davvero nessuno, venga più lasciato indietro.

Il fulcro del suo appello è chiaro: costruire una società in cui le persone con disabilità possano studiare, lavorare, amare e vivere con la stessa dignità di chiunque altro. Un’Italia in cui la diversità non sia un ostacolo, ma un valore. Nel suo intervento, Marco chiede a Governo, Parlamento, Regioni, scuole, Università e Organizzazioni Internazionali di impegnarsi davvero per un Paese più accessibile, più giusto e più umano. Non rivendica privilegi: invoca possibilità. Non cerca compassione: chiede fiducia. Il suo messaggio è un richiamo alla responsabilità collettiva. Un invito a rispondere non solo con leggi e politiche, ma con il cuore.
Perché, come dice Marco, “io ci metto la mia voce

 

ASD Fukuro Roma: dove lo sport diventa inclusione, relazione e cura delle piccole cose

ASD FUKURO ROMA

Quando si parla di sport spesso l’attenzione si concentra solo su medaglie, risultati e prestazioni. Ma all’interno di ASD Fukuro Roma, lo sport assume un volto diverso: Alla Fukuro Roma sono abituati a pensare allo sport come a un percorso, più che a una prestazione. La Asd Fukuro Roma tiene molto all’aspetto umano e alla crescita di ogni persona. In particolare, emerge con forza l’impegno verso i ragazzi con disabilità intellettivo-relazionale, e il desiderio di includere, accompagnare, motivare, dare valore anche alle “piccole cose” che spesso vengono date per scontate. Fukuro Roma porta avanti diversi programmi dedicati all’inclusione, dal judo per ragazzi con disabilità intellettivo-relazionale alle iniziative svolte in collaborazione con il Comitato Italiano Paralimpico (CIP). Progetti che non rimangono dichiarazioni d’intenti, ma diventano pratica quotidiana.

Nella palestra di Fukuro Roma, i traguardi non si misurano solo in medaglie. Una buona ukemi (caduta), un passo avanti nella coordinazione, un esercizio memorizzato dopo molte prove: sono queste le vittorie che contano davvero. Ogni progresso, anche minimo, viene celebrato. Ogni sforzo viene riconosciuto.
Ogni atleta viene messo nelle condizioni di imparare, secondo i propri tempi. È una visione che restituisce alla pratica sportiva il suo significato più autentico: uno strumento per crescere, non per competere.

L’aspetto umano dell’insegnamento: oltre la tecnica. A fare la differenza, però, non sono solo i progetti. È il clima.
È lo sguardo degli istruttori, la pazienza, l’attenzione ai gesti minimi. L’allenatore non si limita a spiegare una tecnica: osserva, ascolta, accompagna.
Sono momenti che per molti potrebbero sembrare piccoli, quasi banali, invece sono questi dettagli a costruire fiducia, motivazione, autostima. Ciò che emerge entrando nel mondo di Fukuro Roma è la sensazione di essere di fronte a una comunità, non a una semplice associazione sportiva.
Genitori, istruttori, volontari, ragazzi: ognuno partecipa alla costruzione di un ambiente in cui lo sport è un mezzo per creare legami, abbattere barriere e promuovere cultura sociale. ASD Fukuro Roma rappresenta un modello virtuoso di come una società sportiva possa trasformarsi in un presidio sociale, educativo e umano. Una realtà che merita di essere raccontata e che può ispirare tante altre realtà italiane a seguire la stessa strada.

https://www.fukuro.it/

 

VIDAS: Volontari Italiani Domiciliari per l’Assistenza ai Sofferenti

VIDAS: la speranza che non abbandona

Fondata a Milano nel 1982, VIDAS è la risposta concreta a una domanda profonda: “Chi starà con me, quando sarà davvero difficile?” Da oltre quarant’anni l’associazione è accanto ai malati inguaribili e alle loro famiglie. A sostenere i malati ci sono volontari selezionati e formati, perché è proprio nella relazione, nel tempo dedicato, che la cura diventa qualcosa di più di un protocollo: diventa relazione che protegge.  Ogni gesto la regolazione di un farmaco, un massaggio per sciogliere una contrattura, un supporto psicologico, un colloquio sul senso di ciò che si sta vivendo restituisce alla persona la possibilità di sentirsi ancora soggetto, non solo paziente. Il sostegno non finisce con l’ultimo respiro: VIDAS offre anche percorsi gratuiti di supporto al lutto, perché chi resta non venga lasciato solo nel silenzio delle domande e del dolore. 

C’è chi arriva alle cure palliative con un senso di sconfitta: “Non c’è più niente da fare”. Ma è proprio qui che queste cure dimostrano la loro forza rivoluzionaria: c’è ancora moltissimo da fare.

Le testimonianze dei familiari seguiti da VIDAS parlano di “luogo di poesia”, di “ultimo tratto di vita vissuto con dignità, serenità, rispetto”. Sono parole che raccontano quanto le cure giuste, nel momento giusto, possano trasformare l’ultima fase della vita in un tempo comunque pieno: pieno di gesti, di sguardi, di “ti voglio bene” che forse non si erano mai trovati il coraggio di dire prima. Un diritto, non un favore

In una stanza d’ospedale, in un salotto di casa, in un corridoio dove il tempo sembra fermarsi, la cura cambia il volto della sofferenza. Le terapie non sono solo farmaci, flebo, monitor. Sono mani, sguardi, parole che dicono a chi sta lottando: “Tu conti, fino all’ultimo istante.” È questo il cuore delle cure palliative e di supporto: non promettono miracoli, ma garantiscono qualcosa di altrettanto prezioso – dignità, sollievo, presenza. In Italia, realtà come VIDAS hanno deciso di fare di questo impegno una missione quotidiana: offrire assistenza completa e gratuita ai malati inguaribili, a casa e negli hospice, grazie a équipe multidisciplinari che si prendono cura non solo del corpo, ma anche dell’anima del paziente e della sua famiglia. Oltre la malattia: la persona al centro  Associazioni come VIDAS non sostituiscono il sistema sanitario, ma lo completano, lo umanizzano, lo rendono capace di vedere l’intera persona, non solo la diagnosi.

Sostenere queste realtà significa difendere un’idea di società in cui nessuno viene lasciato solo nell’ora più difficile. Significa dire, che il valore di una vita non si misura in anni, ma nella qualità di ogni singolo giorno, fino alla fine.

Le immagini di medici e infermieri che si chinano sul letto di un malato, di volontari che ascoltano in silenzio, di familiari sostenuti nel loro dolore, sono più che scene di assistenza: sono fotografie di civiltà. Parlare di queste cure e di realtà come VIDAS significa dare voce a chi, ogni giorno, lavora perché la sofferenza non abbia l’ultima parola. Finché qualcuno si prende cura di te, la tua vita è riconosciuta, rispettata, amata. E questo, forse, è il modo più grande che abbiamo per dire: la tua vita conta, fino all’ultimo respiro.

Dedico questo articolo a Viviana ovunque si trovi, per il suo esempio di forza e per i suoi cari che soffrono per il distacco.

http://www.Vidas.it