Abileconte incontra la Città di Vicenza

Vicenza, città da toccare, ascoltare, vivere

Vicenza, Camminare per le vie di una città d’arte, scoprire un museo o partecipare a una pedalata lungo la campagna veneta: gesti semplici, quotidiani, che per molte persone con disabilità possono diventare conquiste. È da questa consapevolezza che nasce il Progetto “Turismo Sociale Inclusivo”, promosso da ULSS 8 Berica con il sostegno della Regione Veneto e della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Un’iniziativa che, più che un progetto, è una visione: trasformare il turismo in un’esperienza davvero accessibile a tutti, dove il diritto alla scoperta e alla bellezza non conosce barriere. Vicenza è tra i primi territori a credere nella sfida dell’inclusione turistica. Grazie al progetto, la città del Palladio diventa laboratorio di accoglienza: dieci tour inclusivi nel centro storico consentono di esplorare piazze, palazzi e musei senza ostacoli architettonici, accompagnati da guide formate e da strumenti di supporto alla comunicazione. Le opere d’arte tattili in 3D nei Musei Civici permettono a chi non vede di “sentire” la forma e la storia delle sculture. E le brochure in Comunicazione Aumentativa Alternativa (CAA) aiutano le persone con disabilità cognitive a orientarsi e partecipare. Il risultato è un turismo che non si limita a “permettere l’accesso”, ma che invita all’esperienza, alla partecipazione emotiva e culturale. Dietro i numeri e le schede tecniche, ci sono storie: mani che esplorano rilievi, occhi che sorridono davanti a un’opera “vista con il tatto”, famiglie che tornano a viaggiare insieme. “L’arte e la cultura devono appartenere a tutti  raccontano gli operatori del progetto perché solo una città accessibile è una città davvero viva.” Questa è la forza del Turismo Sociale Inclusivo: non inventa nuovi luoghi, ma cambia il modo di guardarli, di viverli, di raccontarli.

Tra le iniziative più originali ci sono anche le Pedalate Inclusive: percorsi ciclabili studiati per accogliere persone con mobilità ridotta o esigenze specifiche. Accanto all’attività fisica, il progetto apre spazi di Inclusione Lavorativa: cinque persone con disabilità hanno intrapreso tirocini nel settore turistico, in ruoli che spaziano dalla reception all’animazione, fino alla cucina e alla lavanderia. Piccoli numeri, forse, ma enormi simboli di un cambiamento culturale: la disabilità che diventa risorsa, competenza, presenza attiva nella società. Un turismo accessibile non nasce per caso. Per questo il progetto ha coinvolto operatori turistici, ristoratori, commercianti e personale alberghiero in percorsi di formazione specifica su accoglienza, design universale e comunicazione inclusiva. L’obiettivo è semplice ma ambizioso: costruire un Veneto in cui nessun turista debba chiedere “posso entrare?”

Raccontare il “Turismo Sociale Inclusivo” significa ricordare che la disabilità non è un limite individuale, ma una responsabilità collettiva.
Ogni gradino eliminato, ogni segnaletica in più, ogni corso di formazione è un passo verso una società che non si accontenta di “integrare”, ma sceglie di accogliere. Perché viaggiare, conoscere e meravigliarsi non deve essere un privilegio di pochi.
È e deve restare un diritto di tutti.

Qui in basso il link del Progetto Turismo Sociale E Inclusivo dell’ULSS 8 Berica

   https://www.aulss8.veneto.it/progetti/progetto-turismo-sociale-inclusivo/ 

Abileconte.it incontra la città di Reggio Emilia

Reggio Emilia, la città che abbatte le barriere con il cuore

 

A Reggio Emilia l’inclusione non è uno slogan, ma un progetto concreto, costruito giorno dopo giorno insieme ai cittadini.
Si chiama “Reggio Emilia Città senza Barriere”, un’iniziativa nata nel 2014 e diventata, nel tempo, un modello di welfare di comunità riconosciuto in tutta Italia.

L’obiettivo è semplice da dire, ma complesso da realizzare: trasformare la città in uno spazio realmente accessibile a tutti, dove le differenze non dividono ma arricchiscono, e dove la bellezza non è un privilegio per pochi. Reggio Emilia ha scelto di affrontare non solo gli ostacoli fisici, ma anche quelli mentali.
Le barriere, infatti, non sono solo muri e scalini, ma spesso si nascondono negli sguardi, nei pregiudizi, nella mancanza di ascolto. Per questo il progetto si muove su più fronti: mobilità, scuola, lavoro, cultura, sanità, sensibilizzazione.
Tavoli tematici, incontri pubblici e laboratori coinvolgono famiglie, associazioni, istituzioni e cittadini in un percorso partecipato che mette al centro la persona, non la disabilità.

 “Non si tratta di eliminare le differenze, ma di valorizzarle”,  vede la Fondazione “Reggio Emilia Città senza Barriere” al fianco del Comune e di numerose realtà sociali. Tra gli strumenti più innovativi del progetto spicca il Profilo Esistenziale di Vita: un documento che raccoglie i desideri, le paure e le aspirazioni delle persone con disabilità, restituendo loro voce e protagonismo. Non un modulo burocratico, ma una traccia di vita che serve a costruire percorsi personalizzati di autonomia e benessere. Il modello, nato a Reggio Emilia, è già stato adottato da altre città italiane  tra cui Merano a testimonianza di un approccio che mette davvero al centro la persona, e non il suo limite. Uno degli aspetti più originali del progetto è il Manifesto del Diritto alla Bellezza, documento che ribadisce un concetto semplice ma rivoluzionario: anche chi vive una fragilità ha diritto a spazi belli, armoniosi e curati.
Perché l’accessibilità non è solo una questione di rampe e percorsi tattili, ma anche di dignità estetica e sociale. Luoghi come La Polveriera, ex complesso militare rigenerato e oggi centro di vita e socialità, incarnano questa filosofia: nessuna barriera, nessuna distinzione, solo condivisione.

Il cambiamento parte dai più giovani.
Il progetto coinvolge le scuole con iniziative come “Anche i Mostri Hanno Paura” e “Non ci riesci? Immagina!”, percorsi che aiutano bambini e ragazzi a mettersi nei panni degli altri, a riconoscere la diversità come valore, non come ostacolo.

Ogni anno, a dicembre, la città spegne simbolicamente le luci per la Notte di Luce, evento che celebra la Giornata internazionale delle persone con disabilità.
Un gesto semplice, ma carico di significato: spegnere per accendere l’attenzione.

L’esperienza di Reggio Emilia parla a tutte le città che vogliono diventare più umane e inclusive.
Insegna che l’accessibilità non è un costo, ma un investimento. Che la bellezza è parte dell’equità.
E che nessuna politica di inclusione può nascere senza ascolto. “Città senza Barriere” non è solo un progetto: è un modo di guardare il mondo.
E da Reggio Emilia arriva un messaggio chiaro: una comunità davvero civile è quella che non lascia indietro nessuno.

Abileconte.it incontra la città di Ladispoli

Ladispoli: una città che sa ascoltare davvero

Ci sono notizie che scaldano il cuore, che ti fanno pensare: “Ecco, questa è la direzione giusta.”
Nei giorni scorsi ho avuto modo di leggere una risposta del Comune di Ladispoli che mi ha colpito profondamente. In un’Italia dove spesso l’accessibilità rimane solo una parola nei documenti, qui ho trovato un’amministrazione che si muove, che ascolta e soprattutto che agisce. Ladispoli sta lavorando al rifacimento del lungomare e dei marciapiedi centrali, introducendo pedane per persone con disabilità. Può sembrare un dettaglio tecnico, ma non lo è affatto.
Ogni barriera architettonica rimossa è un piccolo gesto di libertà, un passo verso una città che appartiene davvero a tutti. Immagino la sensazione di poter passeggiare sul lungomare senza ostacoli, con la stessa serenità e spontaneità di chiunque altro: è questo il senso profondo dell’inclusione.

E poi c’è la spiaggia inclusiva, pensata per accogliere persone con disabilità. Uno spazio accessibile, attrezzato e accogliente. Perché il mare, il sole, il relax estivo non devono essere un privilegio per pochi, ma un diritto condiviso. Mi piace pensare che ogni ombrellone, ogni passerella, racconti un’idea diversa di comunità: una comunità che non esclude, ma abbraccia.

Tra le iniziative che più mi hanno emozionato c’è il servizio E-Lisir, un sistema di videointerpretariato LIS da remoto.
Grazie a questa tecnologia, una persona sorda può comunicare in piena autonomia con una persona udente, superando una delle barriere più grandi: quella della comunicazione. Il servizio è già attivo in farmacie, biblioteca, uffici comunali e Polizia Locale. Significa che chiunque, entrando in questi luoghi, può finalmente sentirsi parte di una città che lo comprende. E questo, credetemi, fa la differenza.

Non è solo un titolo: è un impegno. Con il progetto “Ladispoli, una città che sa ascoltare”, il Comune ha voluto ribadire un messaggio potente: ascoltare non è solo sentire, ma capire, accogliere, costruire insieme.
In un’epoca in cui si parla tanto di inclusione ma si fa ancora poco, vedere azioni concrete come queste regala speranza e fiducia. E come ogni bella storia, anche questa è raccontata da chi la vive: una persona con disabilità ha ideato e realizzato un video per mostrare queste iniziative. È una testimonianza autentica, che merita di essere vista e condivisa (link al video).

https://www.facebook.com/reel/1150479917145959/

Quando leggo di progetti così, mi sento orgoglioso.
Orgoglioso di vedere che esistono città che scelgono di costruire ponti invece di muri, di ascoltare invece di ignorare, di includere invece di dividere. Perché una città inclusiva non è solo più accessibile: è più umana. E Ladispoli, con queste iniziative, ci sta ricordando che l’umanità si costruisce con gesti concreti, ogni giorno.

Savona: una città che abbraccia l’inclusione

Dove le differenze diventano risorse e la comunità cresce insieme

Savona, affacciata sul mare della Liguria, è una città che non smette mai di guardare avanti. Le sue onde lambiscono non solo le spiagge, ma anche i cuori di chi ogni giorno si impegna a costruire un luogo più giusto, più accessibile e più umano. Qui, tra vicoli che raccontano storie di mare e piazze dove si intrecciano sguardi e sorrisi, prende vita una Savona che vuole essere per tutti, davvero per tutti. Negli ultimi anni, Savona ha intrapreso un percorso concreto verso una città inclusiva, dove il concetto di disabilità non è un limite. Il Comune, insieme ad associazioni, scuole, enti del terzo settore e cittadini, ha costruito una rete che mette al centro le persone, con le loro potenzialità, i loro sogni, le loro esigenze. Progetti dedicati alla mobilità accessibile, percorsi sensoriali, attività sportive inclusive, esperienze artistiche e turistiche adattate stanno trasformando Savona in un laboratorio di buone pratiche. Qui l’inclusione non è solo una parola, ma un modo di vivere, un gesto quotidiano, una scelta collettiva.

Molteplici sono i progetti attivi in città e che rendono Savona una città in cammino verso una città per tutti. Voglio ricordare alcuni progetti. Progetto Peba: un piano per eliminazione delle barriere architettoniche per tutti, piano innovativo perché non considera solo le forme di disabilità tradizionali ma tieni in considerazione anche le forme di disabilità intellettive. Questo progetto coinvolte direttamente le associazioni, la consulta dell’inclusione. Progetto Lo Scaletto senza scalini simbolo dell’inclusione al mare, trasforma la spiaggia libera in uno spazio balneare accessibile a tutti. Un luogo dove la libertà del mare incontra la libertà delle persone. Ci sono realtà come Bandiera Lilla. Essere Bandiera Lilla significa avere il coraggio di cambiare.
Savona è il primo capoluogo ligure a ottenere questo riconoscimento, per i suoi passi concreti verso una città accessibile, Savona dimostra che il turismo può essere davvero per tutti. Progetto Jet-Ski Therapy: l’emozione di volare sull’acqua. A Savona anche l’adrenalina diventa inclusiva, grazie alla Jet-Ski Therapy di Fabio Incorvaia, campione e cuore grande. Su una moto d’acqua speciale, persone con disabilità vivono la magia del mare in corsa: il vento sul viso, l’acqua che danza, la sensazione di poter tutto. Un’esperienza che “rompe l’armatura della disabilità”, che libera emozioni, che trasforma la paura in forza e la diversità in energia pura.

Questi sono solo alcuni progetti e realtà della città di Savona. Savona non è perfetta, ma migliora ogni giorno, cammina al fianco di chi ha bisogno, e impara da chi vede il mondo da un’altra prospettiva.

E così, passo dopo passo, progetto dopo progetto, Savona sta diventando una città dove l’inclusione non è un sogno, ma una realtà quotidiana.