Cani Guida: Occhi Fedeli e un Simbolo di Libertà

 

Un cane guida ti cambia la vita. Parla Vittorio Ilario Biglia, Referente Nazionale settore Cani Guida GDL4

Per una persona non vedente, l’incontro con il proprio cane guida è uno di quelli indimenticabili 
Un passo alla volta, una zampa alla volta, nasce una relazione fatta di fiducia, rispetto e libertà.
Ne parliamo con Vittorio Ilario Biglia, Referente Nazionale del settore Cani Guida Gdl4, che da anni si batte per i diritti di queste coppie speciali.

Signor Biglia, che cosa rappresenta un cane guida per chi non vede? Un cane guida è molto più di un aiuto: è una parte di te.Ti dà sicurezza, ti accompagna, ma soprattutto ti restituisce la libertà di  muoverti nel mondo. Quando una persona non vedente tiene quella maniglia, non tiene solo un guinzaglio: tiene in mano la propria indipendenza. È un legame che non si spiega, si vive.”

Non è facile però ottenere un cane guida, vero?

No, non è facile. In Italia ci sono ancora poche scuole specializzate e tante richieste.
Servono mesi, a volte anni, per addestrare un cane e trovare la persona giusta per lui.
È un lavoro delicato, fatto di pazienza, sensibilità e professionalità. Ma quando il binomio si forma, nasce qualcosa di magico: due esseri viventi che diventano una cosa sola.

Ancora oggi, ci sono luoghi che negano l’accesso ai cani guida…? Purtroppo sì.
Nonostante la legge parli chiaro. La Legge 37 del 1974 garantisce il libero accesso in tutti i luoghi pubblici e sui mezzi di trasporto  accade ancora che un cieco venga fermato all’ingresso di un bar o di un taxi. È un gesto che ferisce, perché significa non capire. Il cane guida non è un intruso, è un compagno di viaggio. Quella persona ha il diritto di entrare ovunque, come chiunque altro.”

Cosa dovrebbe sapere chi incontra una persona con il cane guida?

La prima cosa da sapere è non toccare mai il cane mentre lavora. Non va accarezzato, né chiamato, né distratto. Durante la guida, il cane è concentrato: protegge il suo conduttore e ogni distrazione può essere pericolosa. E poi non bisogna avere paura: sono animali dolcissimi, addestrati con grande attenzione, puliti e vaccinati. Sono veri professionisti, solo che al posto della divisa indossano una pettorina.”

Che cosa direbbe a chi pensa che il cane guida sia un privilegio?

Non è un privilegio, è un diritto. È come un bastone, come un ausilio tecnologico, come una sedia a rotelle: è uno strumento per vivere meglio. Avere un cane guida non significa avere qualcosa in più, ma qualcosa di essenziale. Significa poter vivere con dignità, con autonomia, con gioia. Cosa serve oggi, secondo lei, per migliorare davvero la situazione? Serve cultura, prima di tutto.
Bisogna educare le persone, insegnare ai bambini che il cane guida non si tocca, che ha diritto di passare per primo, che non è un animale qualsiasi. E poi servono più risorse per le scuole di addestramento e più sostegno per chi ne ha bisogno. Perché la libertà non deve mai essere un lusso.”

Un messaggio finale?

Guardate una persona non vedente che cammina col suo cane: quello è un piccolo miracolo quotidiano. Due esseri viventi che si capiscono senza parole.

 

Il Silenzio del Campo: La Storia di un Giovane Calciatore Ignorato**

Le Ombre Del Calcio Giovanile

Nel cuore pulsante di un piccolo centro sportivo, dove i sogni di molti bambini si intrecciano con le speranze delle loro famiglie, si svolge una storia che merita di essere raccontata. È la storia di un bambino di 11 anni, un giovane calciatore con la passione ardente per il gioco, che, però, ha visto il suo sogno trasformarsi in un incubo silenzioso proprio in un campo di calcio, dove l’energia e l’entusiasmo dovrebbero regnare sovrani. Ma per questo ragazzo, ogni allenamento è diventato un momento di esclusione. L’allenatore, figura fondamentale in un percorso di crescita sportiva, ha progressivamente ignorato i suoi sforzi, relegandolo in una zona marginale del campo. Il suo cuore, carico di speranza e determinazione, ha iniziato a percepire il freddo della disattenzione, senza mai ricevere una spiegazione, un incoraggiamento o anche solo un riconoscimento del suo impegno. Questi ragazzi, pieni di sogni, meritano di essere ascoltati, di crescere in un ambiente che li valorizzi e li sostenga. Ogni partita a cui il bambino non è stato convocato, ogni allenamento in cui è stato trascurato, ha lasciato un segno profondo sulla sua anima. La mortificazione di sentirsi escluso, di percepire che il suo amore per il calcio non bastava a garantirgli un posto nel cuore dell’allenatore, è un peso che molti giovani calciatori portano con sé. Ma la vera domanda resta: È giusto che il loro amore per lo sport venga compromesso da dinamiche che escludono e umiliano? La crescita emotiva e la dignità di questi giovani talenti non possono essere sacrificate sull’altare di un business che ignora il loro valore umano. Dobbiamo prestare attenzione ai bambini che restano ai margini, a quelli che non ricevono il sostegno di cui hanno bisogno. Lo sport dovrebbe essere un luogo di crescita, di inclusione, di insegnamenti che vanno ben oltre il campo. In un mondo che spesso dimentica il valore della gentilezza e del rispetto, è fondamentale ricordare che ogni bambino, indipendentemente dal suo talento, merita di essere visto, ascoltato e valorizzato. Solo così possiamo assicurarci che il calcio, e lo sport in generale, rimanga un rifugio di gioia e crescita per tutti.