Abileconte.it incontra la città di Reggio Emilia

Reggio Emilia, la città che abbatte le barriere con il cuore

 

A Reggio Emilia l’inclusione non è uno slogan, ma un progetto concreto, costruito giorno dopo giorno insieme ai cittadini.
Si chiama “Reggio Emilia Città senza Barriere”, un’iniziativa nata nel 2014 e diventata, nel tempo, un modello di welfare di comunità riconosciuto in tutta Italia.

L’obiettivo è semplice da dire, ma complesso da realizzare: trasformare la città in uno spazio realmente accessibile a tutti, dove le differenze non dividono ma arricchiscono, e dove la bellezza non è un privilegio per pochi. Reggio Emilia ha scelto di affrontare non solo gli ostacoli fisici, ma anche quelli mentali.
Le barriere, infatti, non sono solo muri e scalini, ma spesso si nascondono negli sguardi, nei pregiudizi, nella mancanza di ascolto. Per questo il progetto si muove su più fronti: mobilità, scuola, lavoro, cultura, sanità, sensibilizzazione.
Tavoli tematici, incontri pubblici e laboratori coinvolgono famiglie, associazioni, istituzioni e cittadini in un percorso partecipato che mette al centro la persona, non la disabilità.

 “Non si tratta di eliminare le differenze, ma di valorizzarle”,  vede la Fondazione “Reggio Emilia Città senza Barriere” al fianco del Comune e di numerose realtà sociali. Tra gli strumenti più innovativi del progetto spicca il Profilo Esistenziale di Vita: un documento che raccoglie i desideri, le paure e le aspirazioni delle persone con disabilità, restituendo loro voce e protagonismo. Non un modulo burocratico, ma una traccia di vita che serve a costruire percorsi personalizzati di autonomia e benessere. Il modello, nato a Reggio Emilia, è già stato adottato da altre città italiane  tra cui Merano a testimonianza di un approccio che mette davvero al centro la persona, e non il suo limite. Uno degli aspetti più originali del progetto è il Manifesto del Diritto alla Bellezza, documento che ribadisce un concetto semplice ma rivoluzionario: anche chi vive una fragilità ha diritto a spazi belli, armoniosi e curati.
Perché l’accessibilità non è solo una questione di rampe e percorsi tattili, ma anche di dignità estetica e sociale. Luoghi come La Polveriera, ex complesso militare rigenerato e oggi centro di vita e socialità, incarnano questa filosofia: nessuna barriera, nessuna distinzione, solo condivisione.

Il cambiamento parte dai più giovani.
Il progetto coinvolge le scuole con iniziative come “Anche i Mostri Hanno Paura” e “Non ci riesci? Immagina!”, percorsi che aiutano bambini e ragazzi a mettersi nei panni degli altri, a riconoscere la diversità come valore, non come ostacolo.

Ogni anno, a dicembre, la città spegne simbolicamente le luci per la Notte di Luce, evento che celebra la Giornata internazionale delle persone con disabilità.
Un gesto semplice, ma carico di significato: spegnere per accendere l’attenzione.

L’esperienza di Reggio Emilia parla a tutte le città che vogliono diventare più umane e inclusive.
Insegna che l’accessibilità non è un costo, ma un investimento. Che la bellezza è parte dell’equità.
E che nessuna politica di inclusione può nascere senza ascolto. “Città senza Barriere” non è solo un progetto: è un modo di guardare il mondo.
E da Reggio Emilia arriva un messaggio chiaro: una comunità davvero civile è quella che non lascia indietro nessuno.

Abileconte.it incontra la città di Ladispoli

Ladispoli: una città che sa ascoltare davvero

Ci sono notizie che scaldano il cuore, che ti fanno pensare: “Ecco, questa è la direzione giusta.”
Nei giorni scorsi ho avuto modo di leggere una risposta del Comune di Ladispoli che mi ha colpito profondamente. In un’Italia dove spesso l’accessibilità rimane solo una parola nei documenti, qui ho trovato un’amministrazione che si muove, che ascolta e soprattutto che agisce. Ladispoli sta lavorando al rifacimento del lungomare e dei marciapiedi centrali, introducendo pedane per persone con disabilità. Può sembrare un dettaglio tecnico, ma non lo è affatto.
Ogni barriera architettonica rimossa è un piccolo gesto di libertà, un passo verso una città che appartiene davvero a tutti. Immagino la sensazione di poter passeggiare sul lungomare senza ostacoli, con la stessa serenità e spontaneità di chiunque altro: è questo il senso profondo dell’inclusione.

E poi c’è la spiaggia inclusiva, pensata per accogliere persone con disabilità. Uno spazio accessibile, attrezzato e accogliente. Perché il mare, il sole, il relax estivo non devono essere un privilegio per pochi, ma un diritto condiviso. Mi piace pensare che ogni ombrellone, ogni passerella, racconti un’idea diversa di comunità: una comunità che non esclude, ma abbraccia.

Tra le iniziative che più mi hanno emozionato c’è il servizio E-Lisir, un sistema di videointerpretariato LIS da remoto.
Grazie a questa tecnologia, una persona sorda può comunicare in piena autonomia con una persona udente, superando una delle barriere più grandi: quella della comunicazione. Il servizio è già attivo in farmacie, biblioteca, uffici comunali e Polizia Locale. Significa che chiunque, entrando in questi luoghi, può finalmente sentirsi parte di una città che lo comprende. E questo, credetemi, fa la differenza.

Non è solo un titolo: è un impegno. Con il progetto “Ladispoli, una città che sa ascoltare”, il Comune ha voluto ribadire un messaggio potente: ascoltare non è solo sentire, ma capire, accogliere, costruire insieme.
In un’epoca in cui si parla tanto di inclusione ma si fa ancora poco, vedere azioni concrete come queste regala speranza e fiducia. E come ogni bella storia, anche questa è raccontata da chi la vive: una persona con disabilità ha ideato e realizzato un video per mostrare queste iniziative. È una testimonianza autentica, che merita di essere vista e condivisa (link al video).

https://www.facebook.com/reel/1150479917145959/

Quando leggo di progetti così, mi sento orgoglioso.
Orgoglioso di vedere che esistono città che scelgono di costruire ponti invece di muri, di ascoltare invece di ignorare, di includere invece di dividere. Perché una città inclusiva non è solo più accessibile: è più umana. E Ladispoli, con queste iniziative, ci sta ricordando che l’umanità si costruisce con gesti concreti, ogni giorno.

Savona: una città che abbraccia l’inclusione

Dove le differenze diventano risorse e la comunità cresce insieme

Savona, affacciata sul mare della Liguria, è una città che non smette mai di guardare avanti. Le sue onde lambiscono non solo le spiagge, ma anche i cuori di chi ogni giorno si impegna a costruire un luogo più giusto, più accessibile e più umano. Qui, tra vicoli che raccontano storie di mare e piazze dove si intrecciano sguardi e sorrisi, prende vita una Savona che vuole essere per tutti, davvero per tutti. Negli ultimi anni, Savona ha intrapreso un percorso concreto verso una città inclusiva, dove il concetto di disabilità non è un limite. Il Comune, insieme ad associazioni, scuole, enti del terzo settore e cittadini, ha costruito una rete che mette al centro le persone, con le loro potenzialità, i loro sogni, le loro esigenze. Progetti dedicati alla mobilità accessibile, percorsi sensoriali, attività sportive inclusive, esperienze artistiche e turistiche adattate stanno trasformando Savona in un laboratorio di buone pratiche. Qui l’inclusione non è solo una parola, ma un modo di vivere, un gesto quotidiano, una scelta collettiva.

Molteplici sono i progetti attivi in città e che rendono Savona una città in cammino verso una città per tutti. Voglio ricordare alcuni progetti. Progetto Peba: un piano per eliminazione delle barriere architettoniche per tutti, piano innovativo perché non considera solo le forme di disabilità tradizionali ma tieni in considerazione anche le forme di disabilità intellettive. Questo progetto coinvolte direttamente le associazioni, la consulta dell’inclusione. Progetto Lo Scaletto senza scalini simbolo dell’inclusione al mare, trasforma la spiaggia libera in uno spazio balneare accessibile a tutti. Un luogo dove la libertà del mare incontra la libertà delle persone. Ci sono realtà come Bandiera Lilla. Essere Bandiera Lilla significa avere il coraggio di cambiare.
Savona è il primo capoluogo ligure a ottenere questo riconoscimento, per i suoi passi concreti verso una città accessibile, Savona dimostra che il turismo può essere davvero per tutti. Progetto Jet-Ski Therapy: l’emozione di volare sull’acqua. A Savona anche l’adrenalina diventa inclusiva, grazie alla Jet-Ski Therapy di Fabio Incorvaia, campione e cuore grande. Su una moto d’acqua speciale, persone con disabilità vivono la magia del mare in corsa: il vento sul viso, l’acqua che danza, la sensazione di poter tutto. Un’esperienza che “rompe l’armatura della disabilità”, che libera emozioni, che trasforma la paura in forza e la diversità in energia pura.

Questi sono solo alcuni progetti e realtà della città di Savona. Savona non è perfetta, ma migliora ogni giorno, cammina al fianco di chi ha bisogno, e impara da chi vede il mondo da un’altra prospettiva.

E così, passo dopo passo, progetto dopo progetto, Savona sta diventando una città dove l’inclusione non è un sogno, ma una realtà quotidiana.

Discesa Liberi: il coraggio di lanciarsi oltre la paura

Discesa Liberi

C’è un momento, in ogni vita, in cui il mondo si ferma. Un attimo sospeso tra la paura e la libertà, tra la vetta e la discesa.
È lì che nascono i veri “liberi”: coloro che scelgono di lanciarsi, anche quando il vento fischia forte, anche quando la neve sembra più dura delle proprie certezze.  Discesa libera è una metafora potente, un grido che attraversa i muscoli e l’anima. E quando gli sci affondano nella neve e la velocità ti strappa il respiro, senti che non esiste più paura, ma solo presenza. Solo vita.

Scendere liberi significa accettare di perdere un po’ di controllo. Significa fidarsi: delle proprie gambe, del proprio cuore, del percorso che si è scelto.
Non importa quante volte hai esitato davanti alla pendenza, quante cadute hai contato lungo il cammino. Ciò che conta è che, ogni volta, ti sei rialzato. Hai scrollato la neve, hai guardato il pendio e hai detto: ancora.

Ogni discesa è diversa, come ogni storia. C’è chi parte piano, chi affronta subito le curve più ripide, chi frena, chi accelera, chi chiude gli occhi e lascia che l’adrenalina faccia il resto. Ma alla fine, quando il traguardo si avvicina e il cuore batte forte nel petto, capisci che non era la velocità a contare. Era la scelta di partire. Proprio da questa idea di libertà, coraggio e condivisione nasce Discesa Liberi: un’organizzazione che porta la montagna a tutti, rendendo lo sci e gli sport invernali accessibili alle persone con disabilità. Una realtà che crede profondamente nel potere dello sport come strumento di inclusione, autonomia e riscatto personale.

Con passione e competenza, Discesa Liberi organizza attività sulla neve per chiunque voglia vivere l’emozione della discesa, indipendentemente dalle proprie abilità. Grazie a istruttori specializzati, attrezzature adattate e una rete di volontari straordinari, ogni partecipante può scoprire o riscoprire la gioia di scivolare sulla neve, di sentire il vento in faccia, di ritrovare libertà e fiducia. Ma Discesa Liberi non è solo sport: è comunità, accoglienza, rinascita.
È un luogo dove le differenze diventano ricchezze, dove ogni sorriso racconta una conquista e dove la montagna, spesso vista come un limite, si trasforma in spazio aperto e possibile. Essere “abili” non significa non cadere mai, ma saper trasformare ogni scivolata in un passo di danza. Significa guardare la montagna e vedere non un ostacolo, ma una possibilità. Significa ricordarsi che la libertà non sta solo nell’arrivare in fondo, ma nel coraggio di lasciarsi andare.

Perché la vera discesa libera è quella che affrontiamo ogni giorno, tra sogni, sfide e paure. E chi ha il cuore di mettersi in pista, chi osa, chi cade e si rialza, è già un vincitore.