Abileconte.it incontra la città di Ladispoli

Ladispoli: una città che sa ascoltare davvero

Ci sono notizie che scaldano il cuore, che ti fanno pensare: “Ecco, questa è la direzione giusta.”
Nei giorni scorsi ho avuto modo di leggere una risposta del Comune di Ladispoli che mi ha colpito profondamente. In un’Italia dove spesso l’accessibilità rimane solo una parola nei documenti, qui ho trovato un’amministrazione che si muove, che ascolta e soprattutto che agisce. Ladispoli sta lavorando al rifacimento del lungomare e dei marciapiedi centrali, introducendo pedane per persone con disabilità. Può sembrare un dettaglio tecnico, ma non lo è affatto.
Ogni barriera architettonica rimossa è un piccolo gesto di libertà, un passo verso una città che appartiene davvero a tutti. Immagino la sensazione di poter passeggiare sul lungomare senza ostacoli, con la stessa serenità e spontaneità di chiunque altro: è questo il senso profondo dell’inclusione.

E poi c’è la spiaggia inclusiva, pensata per accogliere persone con disabilità. Uno spazio accessibile, attrezzato e accogliente. Perché il mare, il sole, il relax estivo non devono essere un privilegio per pochi, ma un diritto condiviso. Mi piace pensare che ogni ombrellone, ogni passerella, racconti un’idea diversa di comunità: una comunità che non esclude, ma abbraccia.

Tra le iniziative che più mi hanno emozionato c’è il servizio E-Lisir, un sistema di videointerpretariato LIS da remoto.
Grazie a questa tecnologia, una persona sorda può comunicare in piena autonomia con una persona udente, superando una delle barriere più grandi: quella della comunicazione. Il servizio è già attivo in farmacie, biblioteca, uffici comunali e Polizia Locale. Significa che chiunque, entrando in questi luoghi, può finalmente sentirsi parte di una città che lo comprende. E questo, credetemi, fa la differenza.

Non è solo un titolo: è un impegno. Con il progetto “Ladispoli, una città che sa ascoltare”, il Comune ha voluto ribadire un messaggio potente: ascoltare non è solo sentire, ma capire, accogliere, costruire insieme.
In un’epoca in cui si parla tanto di inclusione ma si fa ancora poco, vedere azioni concrete come queste regala speranza e fiducia. E come ogni bella storia, anche questa è raccontata da chi la vive: una persona con disabilità ha ideato e realizzato un video per mostrare queste iniziative. È una testimonianza autentica, che merita di essere vista e condivisa (link al video).

https://www.facebook.com/reel/1150479917145959/

Quando leggo di progetti così, mi sento orgoglioso.
Orgoglioso di vedere che esistono città che scelgono di costruire ponti invece di muri, di ascoltare invece di ignorare, di includere invece di dividere. Perché una città inclusiva non è solo più accessibile: è più umana. E Ladispoli, con queste iniziative, ci sta ricordando che l’umanità si costruisce con gesti concreti, ogni giorno.

Disabilità nel mondo e in Italia

Numeri, Sfide e Prospettive

La disabilità riguarda milioni di persone e attraversa ogni dimensione della vita: salute, scuola, lavoro, partecipazione sociale. Conoscere i dati ci aiuta a costruire risposte migliori e più inclusive.

📊 Disabilità nel mondo

Secondo le stime OMS (2023), circa il 16% della popolazione mondiale vive con una disabilità significativa, pari a circa 1,3 miliardi di persone. Le cause principali sono l’invecchiamento della popolazione e l’aumento delle patologie croniche.

Figura 1 — Popolazione mondiale con e senza disabilità (stima ~16%).

🇮🇹 Disabilità in Italia

In Italia si stimano circa 3,1 milioni di persone con disabilità, concentrate soprattutto nelle fasce di età più avanzate. Tra gli over-65: il 52% dichiara nessuna limitazione, il 32% alcune limitazioni e il 16% limitazioni gravi.

Figura 2 — Limitazioni tra gli over-65 in Italia.

📌 IN EVIDENZA:

  • 1,3 miliardi di persone con disabilità nel mondo (~16%).
    • 3,1 milioni di persone con disabilità in Italia.
    • Tra gli over-65: 32% con alcune limitazioni, 16% con limitazioni gravi.

🚧 Sfide principali

  • Accessibilità: abbattere barriere architettoniche, digitali e culturali.
  • Inclusione lavorativa: vere opportunità di carriera.
  • Servizi sanitari: percorsi personalizzati e continuità assistenziale.
  • Consapevolezza sociale: combattere stereotipi e pregiudizi.

🌱 Prospettive future

Investire nella disabilità significa costruire una società più giusta per tutti. Tecnologie inclusive, progetti educativi e politiche attive possono migliorare la qualità della vita e allo stesso tempo rafforzare la coesione sociale.

Fragilità e forza: il lavoro visto con gli occhi di chi vive la disabilità

Disabili e lavoro: un cammino pieno di ostacoli ma anche di speranza

Qusto è un tema che ho gia affrontato in un altro articolo. In quella occasione mi sono soffermato sul diritto al lavoro e sulla sia dignità come lavoratore. Oggi invece voglio parlarvi dell suo aspetto emotivo. Nessuno ti chiede come stia veramente.. le persone commettono l’errore di concentrarsi solo sulla maschera che indossiamo ogni giorno.

Entrare e restare nel mondo del lavoro è difficile per molte persone. Ma per chi vive con una disabilità, questo percorso spesso diventa ancora più complicato. Le difficoltà iniziano già dalla ricerca di un’occupazione. I colloqui possono trasformarsi in momenti carichi di ansia: non sempre i selezionatori hanno la sensibilità di guardare oltre la disabilità e riconoscere prima di tutto le competenze. Molti datori di lavoro temono costi aggiuntivi, assenze o cali di produttività. Spesso manca una reale conoscenza di ciò che una persona disabile può portare in termini di professionalità, impegno e talento. Anche dopo l’assunzione, gli ostacoli non finiscono. Ci sono barriere architettoniche che rendono faticoso o impossibile raggiungere il posto di lavoro, spazi non accessibili o strumenti non adatti. Ma le barriere più dure non sono solo fisiche: sono culturali. La diffidenza, i pregiudizi, le battute fuori luogo possono creare isolamento e rendere l’ambiente pesante. A tutto questo si aggiunge la fragilità emotiva di chi, ogni giorno, deve dimostrare il doppio per sentirsi “accettato”. C’è chi si sente un peso, chi ha paura di perdere il lavoro per un peggioramento della salute, chi rinuncia persino a candidarsi per non affrontare sguardi giudicanti. Eppure, laddove ci sono apertura, empatia e inclusione, i risultati sorprendono. Un ambiente di lavoro che accoglie la diversità diventa più ricco, creativo e umano. Molti lavoratori con disabilità sviluppano una resilienza e una capacità di adattamento che diventano risorse preziose per l’intera squadra. Il diritto al lavoro non è solo un articolo di legge: è dignità, indipendenza, possibilità di sentirsi parte della società. Per questo servono politiche concrete, aziende coraggiose e soprattutto uno sguardo nuovo, capace di vedere la persona prima della disabilità. Il lavoro è un ponte verso l’autonomia e la realizzazione personale. Nessuno dovrebbe sentirsi escluso da questo cammino.

 

Antinea III: quando il mare diventa un abbraccio che include tutti

Quando le vele parlano di speranza: nasce Antinea III”

Sulla riva di Savona, nella Darsena accogliente di una città che ha dato il suo cuore alla cultura e al mare, ieri  mercoledì 3 settembre 2025  è stata inaugurata Antinea III, una barca a vela accessibile a tutte le persone, pensata per regalare libertà e bellezza anche a chi vive con disabilità fisiche o cognitive . È una giornata che sa di speranza, di onde che diventano ponti verso nuove possibilità. Antinea III non è un semplice veliero: è un gesto concreto di inclusione, un invito a riscrivere il significato di autonomia. Promossa dall’Assonautica Provinciale di Savona, l’iniziativa ha radici profonde: l’imbarcazione, acquistata nel 1995 da Roberto Pisani, è stata generosamente donata dopo trent’anni per dar vita a un progetto che trascende il tempo e i confini . Perché una barca a vela? Lo spiega  il Presidente di Assonautica, Giovanni Bauckneht: la vela non è solo un modo di navigare, ma un atto che unisce e migliora l’autostima. L’esperienza è aperta ad adulti, bambini e ragazzi, per i quali l’uscita in mare diventa una preziosa scuola di vita. Ogni uscita è una narrazione del mare, un’eco di antichi saperi e di responsabilità condivisa . Il progetto non è isolato, ma si inserisce in un orizzonte più grande di solidarietà: Bauckneht cita con orgoglio altre iniziative, come quella del brigantino Nave Italia, che porta a vela ragazzi con difficoltà, riaffermando ogni volta che il mare ha il potere di rigenerarci . Con Antinea III, la vela diventa simbolo. Simbolo di una società che sceglie di accogliere, di restituire dignità, di rimettere in gioco la bellezza ― quella potenza che si rinnova ogni volta che un sorriso si apre tra le onde. Questa barca è un’occasione per tessere comunità: per attraversare storie, condividere sapere, imparare la cura e sperimentare un mare che insegna libertà e responsabilità.

In un mondo che spesso isola, Antinea III traccia rotte di inclusione. Qui il vento non è solo forza motrice, ma messaggero di speranza. Qui il mare non separa, ma unisce. E qui ogni persona può tornare a «navigare» verso sogni che forse credeva lontani.