Golf per Tutti: oltre le Barriere

Golf All Inclusive: ad Albisola lo sport che unisce, oltre ogni barriera

Ad Albisola, il suono leggero di una pallina che rotola sul green racconta qualcosa di più grande di una semplice gara. Racconta di incontri, di emozioni condivise, di un sogno che prende forma: uno sport davvero per tutti.

Il 24 e 25 ottobre, il Golf Club Albisola ospita “Golf All Inclusive”, la terza tappa del progetto “Golf Oltre Ogni Barriera” promosso dalla Federazione Italiana Golf, dal Comitato Italiano Paralimpico Regione Liguria e dalla Regione Liguria. Due giornate in cui il golf diventa linguaggio universale di inclusione, abbattendo muri e costruendo ponti tra persone, storie e abilità diverse.

Sul campo, non contano le distanze o i punteggi, ma la voglia di esserci. Venerdì 24 ottobre, i ragazzi delle associazioni del territorio verranno accolti per scoprire la bellezza di un gioco che insegna concentrazione, equilibrio, rispetto. La tavola rotonda “Insieme per abbattere le barriere” darà voce a chi ogni giorno costruisce una cultura dell’inclusione: atleti paralimpici, tecnici, volontari e famiglie unite da una visione comune.

Sabato 25 ottobre, la gara paralimpica a 18 buche metterà in scena il valore più puro dello sport: competere insieme, non uno contro l’altro. Sullo stesso fairway, golfisti normodotati e atleti paralimpici si misureranno con lo stesso entusiasmo e la stessa voglia di superarsi.

 Francesco Serra, Presidente del Golf Club Albisola è lieto di ospitare Golf all Inclusive perché crede in uno sport capace di unire. La diversità diventa valore e la partecipazione esperienza condivisa.”
Sostegno a questa bellissima iniziativa anche da parte di Roberto Damonte, Presidente della Delegazione Regionale Liguria della FIG e dal Presidente del Comitato Italiano Paralimpico Ligure Dario Della Gatta.  

Le voci di chi vive ogni giorno l’inclusione – educatori, volontari, atleti raccontano una Liguria che crede nello sport come veicolo di libertà. La cooperativa Il Faggio, Bandiera Lilla, Eunike e atleti come Michele Briano testimoniano come il golf possa diventare occasione di autonomia, socializzazione e crescita.

“Golf Oltre Ogni Barriera” non è solo un progetto sportivo: è una visione. È la prova che quando le persone si uniscono per uno scopo comune, ogni limite diventa superabile. Ad Albisola, il campo da golf diventa così il simbolo di un’Italia che sceglie di includere, di guardare oltre, di credere che lo sport possa davvero cambiare le vite.

Brixia FCP: Porta la Città di Brescia nel Calcio in Carrozzina

Lo sport senza barriere che unisce una città

 

La Brixia PCF è un progetto che nasce dal desiderio di trasformare il sogno dello sport per tutti in realtà: è la nuova squadra bresciana di powerchair football  il calcio in carrozzina elettronica che sta facendo parlare di sé non soltanto in Lombardia, ma anche a livello nazionale. La storia della Brixia PCF è relativamente breve, ma già densa di significato. Formalmente il progetto prende vita nel febbraio 2023, con la denominazione iniziale di Birxia Valtenesi, sulle sponde del Lago di Garda. Fin da subito, la squadra si pone con chiarezza un duplice obiettivo: far vivere ai propri giocatori l’emozione della competizione sportiva e allo stesso tempo costruire un ambiente sociale inclusivo, capace di abbattere barriere e pregiudizi. Nel corso del 2025 la Brixia PCF annuncia la sua partecipazione al campionato nazionale di calcio in carrozzina. È un salto ambizioso, che testimonia quanto la società creda nelle potenzialità del proprio progetto e nella forza dei suoi atleti. La presentazione ufficiale della stagione è avvenuta presso il Salone Vanvitelliano di Palazzo Loggia a Brescia, alla presenza della sindaca Laura Castelletti e dell’assessore allo Sport Alessandro Cantoni, a testimonianza del coinvolgimento dell’intera comunità cittadina.

Più di uno sport: energia, amicizia, inclusione

Uno degli aspetti più vibranti di Brixia PCF è il suo spirito: non è solo squadra, bensì una “famiglia” che accoglie. Nel loro sito ufficiale, i promotori invitano chiunque ami lo sport, la competizione e il divertimento a unirsi: “allenamenti pieni di energia e partite entusiasmanti, sempre col sorriso”. “Sono la squadra di powerchair football più giovane d’Italia, ma in campo ci mettono il cuore”.  Allenarsi insieme significa condividere fatica, i momenti di gioia e anche le difficoltà. È attraverso questo percorso che la Brixia PCF vuole trasformare i suoi atleti, dando valore allo spirito di squadra, al rispetto reciproco e alla passione sportiva. Come tutte le realtà emergenti nel mondo dello sport adattato e inclusivo, Brixia PCF si confronta con ostacoli pratici. Il costo delle carrozzine elettroniche da gioco, la manutenzione e la logistica sono elementi che richiedono risorse significative. Nel panorama italiano, le squadre di powerchair football spesso devono cercare finanziatori, sponsor o contributi pubblici per reggersi. La crescita del movimento richiede visibilità, sensibilizzazione nel territorio e collaborazione con enti pubblici e privati: è un lavoro che si costruisce giorno per giorno, con pazienza ma anche con coraggio

Il valore simbolico per Brescia e il suo territorio

La Brixia PCF porta un valore che va oltre la dimensione sportiva: è un segno di progresso civile per Brescia e per la provincia. Essa dimostra che lo sport non è appannaggio esclusivo dei “normodotati”, ma può essere veicolo di espressione, identità e inclusione anche per chi affronta sfide nella mobilità. La città ha risposto con interesse: la partecipazione alle iniziative di presentazione della squadra, l’appoggio istituzionale durante gli eventi pubblici testimoniano che un progetto così ha suscitato attenzione e entusiasmo. In un contesto dove lo sport tende spesso ad essere spettacolo e competizione, la Brixia PCF rappresenta una boccata d’aria: un progetto che mette al centro la persona, la dignità, la comunità.

Guardando avanti, la speranza è che la Brixia PCF diventi sempre più autonoma, conosciuta, sostenuta. Che le barriere economiche siano superate grazie a sponsor, fondi pubblici, donazioni, ma anche a una cultura sociale che creda in progetti come questo. Sul piano sportivo, l’aspirazione è crescere in tecnica, strategia e risultati: competere ai massimi livelli, rappresentare Brescia e l’Italia con orgoglio. Ma senza mai perdere la dimensione umana che l’ha resa significativa fin dall’inizio. In questo, ogni partita diventa un racconto: un racconto di coraggio, fatica, sorrisi e amicizia. Ed è proprio così che la Brixia PCF, giovane ma audace, sta lasciando un’impronta forte nel panorama dello sport inclusivo

Brixia Pcf Asd 2025

brixiapcf@gmail.com  340/5565860

Via Giuseppe di Vittorio 32  2030  Roncadelle (Bs)

Right for Inclusion

Biografia di Nicoletta Di Rosa: Fondatrice di Right for Inclusion

Mi chiamo Nicoletta Di Rosa, sono nata e cresciuta a Modica, in provincia di Ragusa, il 2 marzo 1987.
Sono nata con idrocefalia congenita, una condizione che mi ha causato emiparesi sinistra, ma che non mi ha mai impedito di vivere pienamente la mia vita.
Sono una persona solare, piena di energia e vitalità, sempre pronta a cogliere il bello che ogni giorno può offrire. Mi considero empatica e aperta: amo ascoltare, confrontarmi e creare connessioni autentiche con le persone.
Nel mio percorso ho incontrato ostacoli legati alla disabilità, ma non li ho mai lasciati definire chi sono. Al contrario, ho scelto di affrontarli con forza e determinazione, trasformando ogni difficoltà in un’occasione per crescere.
Per me, la disabilità non è un limite, ma una risorsa che mi ha insegnato a guardare il mondo con occhi diversi.
Nel 2018, grazie a un caro amico — anche lui schermidore — ho scoperto la scherma paralimpica. Avevo voglia di mettermi in gioco, e da quel momento non ho più smesso. La scherma è diventata per me più di uno sport: è una scuola di vita che mi ha insegnato il valore del lavoro di squadra, della condivisione e dell’inclusione.
Dopo il diploma in Scienze Umane, ho scelto di proseguire i miei studi con il Corso di Laurea in Scienze del Servizio Sociale. Il mio sogno è diventare Assistente Sociale, per essere un punto di riferimento per chi affronta sfide personali, sociali o relazionali.
Voglio ascoltare, sostenere e incoraggiare, offrendo fiducia e comprensione a chi ne ha bisogno.
Credo fermamente che ogni persona porti dentro di sé una scintilla: basta coltivare le proprie passioni e non arrendersi, anche quando la strada sembra in salita.
Mi rispecchio profondamente nelle parole della campionessa paralimpica Bebe Vio, che dice:
Se sembra impossibile, allora si può fare.”

 

Cosa è la disabilità? 

Per Nicoletta la Disabilità non è mancanza di qualcosa anzi è un modo diverso di guardare il mondo, di affrontare le difficoltà e superare quei limiti che spesso ci impone la società e che spesso ci imponiamo noi stessi

 Right for Inclusion
In un mondo che parla sempre più di progresso, innovazione e crescita, esiste ancora una sfida silenziosa ma fondamentale: l’inclusione.
Essere inclusi non significa solo “essere presenti”  significa sentirsi visti, ascoltati e valorizzati per ciò che si è.
Ecco perché il “Right for Inclusion”  il diritto all’inclusione non è un favore, ma un diritto umano essenziale.
Tutti abbiamo il diritto di vivere in un ambiente in cui le differenze non siano un ostacolo, ma una ricchezza.
Che si tratti di genere, origine, orientamento, abilità, lingua o cultura, ogni persona porta con sé una storia che merita spazio e rispetto.
L’inclusione non è una politica aziendale, né una moda del momento: è una scelta quotidiana.
È lo sguardo che accoglie invece di giudicare, la mano che tende invece di escludere. Essere inclusivi significa saper ascoltare con empatia.
Significa comprendere che non tutti partono dalle stesse condizioni e che l’uguaglianza reale nasce solo quando offriamo pari opportunità di espressione e partecipazione. Non basta “non discriminare”: serve creare spazi accessibili, rappresentativi e sicuri per ogni identità.
Ogni gesto conta dal linguaggio che usiamo alle scelte che facciamo perché l’inclusione vive nei dettagli, ovvero 
dalla nostra capacità di cambiare prospettiva, di abbattere stereotipi, di riconoscere il valore dell’altro.
Il “Right for Inclusion” è il diritto di appartenere senza dover rinunciare alla propria unicità. È il diritto di camminare accanto agli altri, non dietro.
È la promessa di una società che non teme la diversità, ma la abbraccia come la sua più grande forza.

Perché l’inclusione non è solo giustizia sociale. È amore, rispetto è fututo

 

Nazionale Italiana Sanitari

In campo per la vita: quando la solidarietà veste una maglia bianca

C’è qualcosa di bello nell’immaginare un campo da calcio illuminato non solo dai riflettori, ma dall’intento di restituire speranza a chi sta lottando. È in questo spirito che nasce oggi la Nazionale Italiana Sanitari (NIS) — non una squadra che gioca per il risultato, bensì una squadra che scende in campo per prendersi cura.

Tra calci, passaggi e tifo, questa formazione  fatta di medici, infermieri, operatori sanitari, volontari e manager del settore salute, si propone un obiettivo nobile: trasformare lo sport in strumento di supporto concreto per chi è fragile, per chi sta combattendo, per chi ha bisogno di un abbraccio oltre le corsie ospedaliere.

“Ogni giorno, come medici, viviamo la cura come una missione. Con la NIS abbiamo scelto di portare questa missione anche fuori dagli ospedali, indossando una maglia che unisce tutti gli operatori sanitari italiani. La NIS rappresenta un segno di fiducia nella vita, un inno all’unione e alla speranza.” parole di Luca Cipriano, presidente onorario e socio fondatore.

Dietro questo progetto non c’è soltanto un’idea sportiva, ma un atto di cura che esce dai reparti per farsi visibile nella realtà di tutti i giorni. La scelta di devolvere il 100% dei fondi raccolti a iniziative concrete di sostegno psico-fisico per i più fragili è un atto di trasparenza che parla col cuore.

L’iniziativa ha preso forma nel dialogo fra professionisti animati dallo stesso desiderio: unire le forze, trasformare il sacrificio quotidiano in azione collettiva, dare voce a chi cura e spesso non viene ascoltato.

Il primo passo: “1º Battito – Quadrangolare di Beneficenza”

Il battito iniziale di questa nuova realtà è fissato per il 15 novembre 2025, a Roma, presso il Circolo Villa Flaminia. È lì che si giocherà il primo evento ufficiale: un quadrangolare con la Nazionale Italiana Giornalisti e Comunicatori Digitali, la Nazionale Campioni Olimpici e una selezione della Banca Fideuram.

L’intero ricavato sarà devoluto al Reparto di Oncologia Pediatrica del Policlinico Umberto I di Roma, una scelta che non è casuale, ma simbolica: prendersi cura di chi ha bisogno fin dall’infanzia, dare sostegno ai piccoli guerrieri.

 «In campo per la salute, uniti per la vita». 

Il progetto non vuole rimanere confinato a una partita: è una pianta che si vuole coltivare, annaffiare ogni giorno con cooperazione, passione, volontà. Intende organizzare manifestazioni sportive, campagne di sensibilizzazione, attività di educazione alla salute — sempre con un’idea di coesione: la sanità come comunità, non come differenza.

In un paese in cui spesso gli operatori sanitari sono percepiti solo nei momenti dell’emergenza, la NIS vuole restituire visibilità  non per acclamazione, ma per riconoscimento  a chi dedica la maggior parte del proprio tempo a prendersi cura. Vuole ricordarci che dietro ogni cure, dietro ogni camice, c’è una storia, un ideale, una persona.

Ciò che rende questa idea davvero speciale è che non è esclusiva: chiunque creda nei valori del “prendersi cura” può diventare parte del racconto. Si può partecipare come volontari, sostenere economicamente, promuovere, condividere. È un invito a guardare oltre le differenze professionali, oltre le gerarchie ospedaliere, e unirsi per un fine più alto.

Si può fare molto, anche restando fuori dal campo: portando un messaggio, una testimonianza, un contributo. La NIS chiede di essere ascoltata, ma anche di essere accompagnata.

In un’epoca in cui spesso assistiamo a divisioni — tra chi è sanitario e chi è cittadino, tra chi cura e chi è curato — la Nazionale Italiana Sanitari rompe quel confine, mettendo un’idea di umanità al centro. Non è solo calcio: è cura che cammina, è solidarietà che corre dietro a un pallone, è un segnale che anche negli stadi si può vincere la battaglia della speranza.